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Immagine del redattoreLeonilde Perdonò

Bambini e resilienza: come insegnarla?

Aggiornamento: 22 mag 2020

Perché è importante imparare la resilienza?


La vita è imprevedibile, non è una linea dritta e semplice da percorrere, gli ostacoli sono in ogni dove, spesso uno dentro l’altro: picchi, cadute, svolte, cambiamenti, novità, possiamo avere successo o sbagliare tutto quello che c’è da sbagliare, provare gioia o dolore. La vita è un viaggio nell’incertezza e alle volte può essere difficile navigare placidamente.

Dobbiamo quindi imparare ad assorbire gli urti e a non romperci ma anche a superare i nostri limiti e ad avere maggiore consapevolezza di noi stessi.

In che modo l’essere resilienti aiuta ad affrontare le avversità?

La resilienza non è semplice opposizione agli ostacoli ma è riuscire a fronteggiare gli eventi avversi trasformandoli attraverso un cambio di prospettiva.

Se imparassimo a vedere quello che ci sta accadendo da altri punti di vista, prenderemmo coscienza di possibilità prima ignorate, opereremmo un cambiamento di ottica che di fatto sarebbe una trasformazione, un’ evoluzione che ci porterebbe alla realizzazione del nostro potenziale umano.

Resilienza, dunque, sia come sentimento dato in dotazione all’uomo, inaspettata riserva di forza che emerge quando la vita ci mette alla prova, per usare le parole di Isabel Allende, sia come processo che si costruisce con fatica ma che quando funziona diventa uno strumento potentissimo per scampare alle tempeste e raggiungere il primo porto sicuro da cui ripartire.


Come si può insegnare ai bambini e agli adulti?



Viviamo in quella che Bauman ha definito società liquida, siamo privi di certezze e punti di riferimento, in un contesto simile è indispensabile che l’adulto rimanga ottimista, che sappia rispondere alle frustrazioni e sia capace di automotivarsi; per fare ciò deve vedere gli eventi negativi come momentanei e circoscritti ed essere convinto di poter esercitare un certo controllo sulla propria vita.

L’obiettivo è quanto mai ambizioso per questo abbiamo bisogno di principi che ci facciano da guida.

Il primo principio della resilienza: la caparbietà.

Di fronte ad un sogno o un’ idea che sentiamo nostra l’unico atteggiamento che ripaga è la tenacia, incamminiamoci e poi strada facendo calibreremo il tiro, aggiusteremo la rotta.

Il secondo principio della resilienza: prevenire gli ostacoli.

È indispensabile sviluppare una certa abilità nel filtrare le paure e prevedere quali potrebbero essere gli scogli più grandi da superare sia nell’ambiente che ci circonda che dentro di noi.

Il terzo principio della resilienza: scegliamo le persone utili.

Tra noi e il nostro obiettivo troveremo una serie di persone che ci osteggeranno o non crederanno in noi, questa sarà la nostra personalissima palestra per imparare a trovare soluzioni alternative e creative ai problemi che ci presenteranno, è opportuno a questo punto scegliere le persone utili e nutrirsi dell’energia di chi invece in noi ci crede.

Il quarto principio della resilienza: il giusto sguardo

Per bilanciare la visione della tua vita, calibrare il dispiacere delle tue pene basta allarga lo sguardo e guardare sempre a chi sta peggio di te, questo ti darà immediatamente una iniezione di fiducia e ottimismo.


Tante sono le cose da imparare per diventare adulti resilienti ed e per questo è indispensabile che i genitori sappiano educare esploratori audaci, a loro do alcune indicazioni:

- Supporta tuo figlio di fronte alla difficoltà ma non sostituirti mai a lui: molto spesso incontro genitori attenti e premurosi che pensano che sia loro il compito risolvere i problemi dei propri figli, questo li fa sentire probabilmente più gratificati ma fa diminuire il senso di autostima nei ragazzi.

- Incoraggianuove sfide e sprona tuo figlio ad abbandonare la sua confort zone proponendogli attività nuove. Ai genitori dico sempre di gestire le loro paure e educare al coraggio, alleniamo nei bambini l’idea di essere persone che ce la possono fare, che sanno dare il meglio di sé indipendentemente dal risultato.

- Insegniamo ai più piccoli l’attesa, mettiamoli di fronte alla noia senza fornire strategie di fuga soprattutto di tipo tecnologico, la vita sarà faticosa e quasi mai esaudirà le loro richieste nell’istante in cui realizzeranno di volere qualcosa, solo così potranno gestire le grandi frustrazioni che noi adulti ben conosciamo.

- Esercitiamo le competenze emotive dei bambini sin dalla più tenera età, riconoscere una emozione, darle un nome, ascoltare il proprio corpo quando la provano. E’ ormai ampiamente diffusa l’idea che queste abilità siano la base per un adulto consapevole, flessibile che sa vivere nel cambiamento ed essere artefice della sua felicità.

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